DEBUTTA AL TEATRO GALLI IL VIAGGIO DI G. MASTORNA

  • Ottobre 8, 2021

LA NUOVA OPERA DI MATTEO D’AMICO

ISPIRATA AL CELEBRE FILM MAI GIRATO DA FEDERICO FELLINI

 

Set Amarcord – Foto D. Minghini

Il Viaggio di G. Mastorna, film progettato da Federico Fellini mai realizzato e presto diventato leggendario diventa un’opera fantastica, in un prologo e tredici quadri, composta da Matteo d’Amico a partire dalla sceneggiatura originale e sarà presentata in prima assoluta sabato 23 ottobre – ore 20.30 – al Teatro Galli di Rimini, quale inedito omaggio della stagione Lirica 2021 al grande maestro di Rimini.

La nuova opera, di cui Matteo d’Amico ha scritto il libretto, è ispirata all’edizione curata da Ermanno Cavazzoni della sceneggiatura scritta da Federico Fellini, Dino Buzzati, Bernardino Zapponi e Brunello Rondi, da un’idea di Cinzia Salvioli e Valerio Tura.

Protagonista del Viaggio di G. Mastorma, come lo era nel film immaginato da Fellini, è un musicista a metà della vita, all’apice della carriera che sente di essere su una strada sbagliata e non sa quale avrebbe dovuto essere la propria vita. Mastorna si trova a viaggiare su di un aereo in mezzo a una tempesta: l’aereo precipita e Mastorna è proiettato in un aldilà che potrebbe anche essere un sogno angoscioso fatto in aereo, affollato di figure inquietanti che appartengono ad un ideale universo felliniano.

Con la regia di Walter Malosti, in scena nei panni di un narratore riconoscibile come lo stesso Federico Fellini, lo spettacolo – uno studio in forma semi scenica – sarà interpretato da un cast variegato con sei cantanti lirici – il baritono Luca Grassi, i soprani Yulia Tkachenko e Vittoria Magnarello, il mezzosoprano Eleonora Lué, il tenore Aslan Halil Ufuk e il basso Ken Watanabe affiancati agli attori Marco Manchisi e Matteo Balardi e alla danzatrice Barbara Martinini, tutti  coinvolti per dare vita all’affollato stuolo di personaggi previsto dalla partitura di Matteo D’Amico, con i giovani musicisti dell’Orchestra Arcangelo Corelli affidati alla bacchetta di Jacopo Rivani.

Al nuovo allestimento contribuiscono inoltre Davide Amadei per le scene e i costumi, Cesare Accetta per il disegno luci e Sergio Metalli per le immagini in video dello spettacolo che il Teatro Galli di Rimini realizza in coproduzione con la Fondazione Ravenna Manifestazioni.

www.teatrogalli.it


IL VIAGGIO DI G. MASTORNA

Opera fantastica in un prologo e tredici quadri

tratta dall’omonima sceneggiatura cinematografica di

Federico Fellini, Dino Buzzati, Brunello Rondi e Tullio Pinelli

Drammaturgìa di Valter Malosti e Matteo D’Amico

Libretto e musica di Matteo D’Amico

 

 

Un oggetto di culto

Per gli ammiratori di Fellini Mastorna è l’agente fecondatore, forse il vaso di Pandora, o addirittura la summa di tutta la poetica cinematografica felliniana, quantomeno quella degli ultimi trent’anni della sua vita. Per i cinefili, per gli storici del cinema, per attori, registi e produttori è un autentico oggetto di culto.

1965-1966: questo è il periodo nel quale i filmologi fissano la fase in cui Fellini scrive, quasi di getto, forse durante un soggiorno al mare, la sceneggiatura completa e dettagliata per un prossimo film, dopo i sensazionali, travolgenti successi degli anni precedenti, da I vitelloni a La strada, da La dolce vita a Otto e mezzo, dopo cinque nomination e tre Oscar. Tutto ciò quasi contemporaneamente all’uscita del suo Giulietta degli spiriti. Si ritiene che alla redazione della sceneggiatura abbiano collaborato con Fellini, a vario titolo, in diverse forme e in momenti distinti Dino Buzzati, Tullio Pinelli e Brunello Rondi.

Il viaggio di G. Mastorna è, secondo Vincenzo Mollica, “il film non realizzato più famoso della storia del cinema”. Più e più volte il suo autore avrebbe voluto realizzarlo ed è stato sul punto di farlo, ma una serie di esitazioni, ripensamenti, incagli e contrattempi, personali e non, ne hanno sempre impedito il compimento: il film non è mai veramente approdato sul set. In proposito sono noti persino litigi e contenziosi legali fra Fellini e il produttore De Laurentiis… Le ragioni della mancata realizzazione del film da parte di Fellini possono essere solo in parte immaginate. Fatto sta che in occasione di quasi tutti i suoi film successivi, da Satyricon a Roma, da Amarcord a Casanova, da E la nave va a Ginger e Fred, fino al suo canto del cigno con La voce della luna, Fellini ha attinto personaggi e caratteri, dettagli, spunti, scene e sequenze dalla sceneggiatura del Mastorna.

Negli ultimi suoi anni di vita Fellini autorizzò Milo Manara a trarre una “graphic novel” a puntate dalla sceneggiatura del Mastorna, addirittura fornendo l’abbozzo di una sorta di brogliaccio e alcuni schizzi, però il progetto abortì immediatamente dopo la pubblicazione della prima puntata, ancora una volta per ragioni forse legate a certi fantasmi che vagavano nella mente di Fellini. Fortunatamente, oltre alla sceneggiatura completa, sono rimasti documenti, disegni, tracce, una sorta di “story-board” per alcune scene, un breve documentario, sono sopravvissute lettere, fotografìe, pubblicazioni: una messe di materiali che, insieme alla sceneggiatura vera e propria permettono di ricostruire il contesto, il clima, e in parte anche le suggestioni e le visioni che abitavano la fantasia del grande regista.

 

Il soggetto

 Giuseppe Mastorna è un musicista di Firenze, a metà della vita, all’apice della carriera, bello, con amanti sparse per il mondo, che sente di essere su una strada sbagliata, sente che la sua vita è tutta falsa, ma non sa come uscirne, e non sa quale avrebbe dovuto essere la vita per lui. Mastorna si trova a viaggiare su di un aereo in mezzo a una tempesta: l’aereo precipita e Mastorna è proiettato nell’aldilà (che potrebbe anche essere un sogno angoscioso fatto in aereo).

L’aldilà è come l’aldiqua, solo che il caos è massimo: Mastorna è come un disperso, e soprattutto l’aldilà è una immensa buffonata (un artista al fondo è sempre anche un clown, diceva Fellini), dove Mastorna cerca di orientarsi per poterne uscir fuori e fare il più presto possibile ritorno a casa.

L’aldilà di Mastorna è il suo personale aldilà (ogni persona produce il proprio aldilà, esattamente come si produce un sogno), dove gli sono mostrate le possibili vite che erano a sua disposizione e la loro falsità e comicità: la vita dedita alla rincorsa di un’ideologia, la vita per la soddisfazione carnale, la vita vissuta nella promessa della gloria, la vita per la famiglia e la riproduzione).

Questo sogno (o aldilà di Mastorna) è affannoso, corre via veloce e rumoroso, con colori sgargianti, eccessivi, falsi (come nei luna park). Vi affiora continuamente l’inconfondibile e insopprimibile gusto felliniano per il chiaroscuro, per l’accostamento continuo fra momenti poetici  e grotteschi, fra figure tragiche e macchiette, fra lacrime, sorrisi e lazzi.

Quando il viaggio finisce, Mastorna è tornato a Firenze: è mattino presto, quando la città si desta, luminosa, nitida, felice nella semplicità della vita ordinaria. Mastorna guarda tutto, estasiato, come arrivasse al mondo per la prima volta, ripetendo a se stesso: Meraviglioso…meraviglioso … è tutto meraviglioso,… tutto così come è, e come dev’essere. Nelle sue parole, il candore di chi adesso è in pace con se stesso e col mondo; e vede il suo lavoro, la musica, come un bellissimo gioco, che fa piangere e ridere.

Il tutto dura una giornata, dall’alba, all’alba del giorno dopo (un giorno che forse sul calendario non c’è).

L’opera

Anche se Fellini rifiutò sempre proposte per fare la regìa di un’opera, non si può ignorare il  legame profondo fra Fellini e la musica. E’ noto ad esempio il suo sodalizio artistico con Nino Rota. Così com’è noto il ruolo della musica nell’immaginario felliniano, in senso evocativo, ma anche in senso metaforico (si pensi a Prova d’orchestra). Anche nella sceneggiatura del Mastorna, la musica è una presenza assai viva, costante, incessante. Innanzitutto nella figura del protagonista, un violoncellista, ma soprattutto nei numerosissimi momenti nei quali essa è presente da autentica protagonista, in intere scene, in passaggi cruciali della vicenda.

Questo è uno dei motivi, ma non il solo, e neanche il più importante, per cui si è pensato al Mastorna come ad un possibile spettacolo di teatro musicale, da produrre in occasione del centenario (2020) della nascita di Federico Fellini, poi slittato di un anno per le note vicende della pandemia. Ciò che spinge naturalmente questo testo verso una dimensione teatrale e più specificamente operistica è senz’altro il suo carattere fantastico, dai più apparentato ad una visionarietà di tipo dantesco, e che spesso si colora delle sfumature più diverse: grottesche, oniriche, ironiche, drammatiche. E non meno, la sua struttura a quadri, a pannelli, dove prendono vita le innumerevoli traversie originate dall’eclatante evento iniziale – la caduta di un aereo – dando vita a una schiera rutilante di personaggi, che dalla musica e nella musica acquistano maggiore credibilità, spessore e interno dinamismo.

Gli autori dell’impianto drammaturgico della nuova opera, il regista Valter Malosti e il compositore Matteo D’Amico, sono partiti dall’idea di mantenere intatti, nonostante le inevitabili omissioni e i necessari rimescolamenti, il linguaggio e le immagini del testo originario, addirittura rendendo visibile sulla scena, nella persona del Narratore che guida il pubblico attraverso tutta la vicenda, la figura di Fellini. Dal punto di vista testuale si è partiti dalla versione della sceneggiatura così com’è stata pubblicata da Ermanno Cavazzoni (Il viaggio di G. Mastorna – Quodlibet, Macerata, 2008), al quale si debbono anche alcune considerazioni contenute nella presente scheda, e che in quella sede pubblicò anche un altro documento, rivelatosi prezioso per il lavoro di adattamento del testo, una lunga lettera di Fellini a Dino De Laurentiis, con la quale il regista illustrava al suo produttore l’ambizioso progetto, confessandogli tutto il suo entusiasmo, ma anche tutti i suoi dubbi.

Il libretto, confezionato da Matteo D’Amico, è articolato in un Prologo e tredici quadri, che si succedono senza soluzione di continuità, con l’intenzione di scandire in modo incalzante il susseguirsi delle situazioni in cui viene di volta in volta proiettato il protagonista, Giuseppe Mastorna (baritono), sempre alle prese con nuovi interlocutori: alcuni sconosciuti, altri invece figure a lui molto familiari, in una giostra continua di speranze e delusioni che lo porta attraverso un crescendo emotivo all’unica, grande scena di ribellione che lo caratterizza, al termine del quadro ottavo. Protagonista femminile è la figura della Hostess (soprano), una sorta di Beatrice di dantesca memoria, che sostiene e rincuora Mastorna nei molti momenti di sconforto del suo peregrinare, anche comparendo sotto spoglie diverse. Tutti gli altri personaggi che, come detto, salgono e scendono dalla ‘giostra’ turbinosa delle varie scene, sono distribuiti equamente tra quattro diversi cantanti (soprano leggero, mezzosoprano, tenore e basso-baritono), che, oltre ad interpretare ciascuno più ruoli, fungono all’occorrenza anche da piccolo coro madrigalistico, come nei tre momenti – uno all’inizio, uno al centro e uno prima del finale – in cui si affacciano alcune terzine dell’Inferno, specchi poetici dell’azione in scena. C’è poi un esiguo manipolo di attori e mimi per alcuni ruoli parlati o muti, tra i quali spicca quello di Armandino, un imbroglioncello un po’  pasticcione, maestro nell’arte di arrangiarsi, appartenente di diritto all’universo dei tipi felliniani.

La ricchezza della storia e le situazioni sempre mutevoli che in essa si succedono favoriscono  la nascita di una musica prevalentemente dinamica, proteiforme, instabile, e che rifugge, per lo più, dalla contemplazione lirica. Non c’è tempo per l’approfondimento psicologico dei personaggi, che vengono colti e fissati nel loro breve presentarsi, per poi rapidamente dileguarsi. Altrettanto mercuriale è la scrittura strumentale, che si avvale di un’orchestra da camera di diciotto elementi, sfruttandone appieno sia le capacità d’insieme che le infinite sfaccettature cameristiche e solistiche.

Tracce bibliografìche

Federico Fellini, Il viaggio di G. Mastorna – Quodlibet, Macerata, 2008

(versione romanzata della sceneggiatura, a cura di Ermanno Cavazzoni;

contiene un’introduzione di Vincenzo Mollica, una postfazione di Ermanno

Cavazzoni e una lunghissima lettera originale di Federico Fellini a Dino De

Laurentiis)

Tazio Secchiaroli, G. Mastorna opera incompiuta – Sellerio, Palermo, 2000

(cronaca fotografica di un provino che Federico Fellini fece con Marcello

Mastroianni; contiene un’introduzione di Vincenzo Mollica).

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