ANNA PIROZZI SOSTITUISCE MARIA TERESA LEVA IN UN BALLO IN MASCHERA (GUSTAVO III)

  • Settembre 13, 2021

UN BALLO IN MASCHERA (GUSTAVO III)

NELLA SERATA INAUGURALE DEL XXI FESTIVAL VERDI

Teatro Regio di Parma

venerdì 24 settembre 2021 ore 20.00

Il Teatro Regio di Parma informa che Maria Teresa Leva per ragioni di salute è costretta a sospendere le prove di Un ballo in maschera (Gustavo III). Il ruolo di Amelia sarà sostenuto, nella serata inaugurale del XXI Festival Verdi, da Anna Pirozzi, che il Teatro ringrazia per la pronta disponibilità.

Un ballo in maschera (Gustavo III) inaugura il XXI Festival Verdi 2021 venerdì 24 settembre 2021 ore 20.00 al Teatro Regio di Parma (recite 1, 8, 15 ottobre 2021, ore 20.00), in un nuovo allestimento portato in scena da Jacopo Spirei su progetto di Graham Vick, con le scene e i costumi di Richard Hudson, le luci di Giuseppe Di Iorio, i movimenti coreografici di Virginia Spallarossa.

Roberto Abbado dirige l’opera per la prima volta, sul podio della Filarmonica Arturo Toscanini e del Coro del Teatro Regio di Parma, preparato da Martino Faggiani, nell’edizione critica della partitura a cura di Ilaria Narici con la collaborazione di Andreas Giger. Il libretto è quello ad ambientazione svedese, così come concepito da Verdi per il debutto a Roma, prima che i censori pontifici imponessero la trasposizione della vicenda nella Boston coloniale. Il cast vocale riluce della presenza di Piero Pretti (Gustavo III), Anna Pirozzi (24 settembre)/ Maria Teresa Leva (1, 8, 15 ottobre) (Amelia), Amartuvshin Enkhbat (al debutto nel ruolo di Conte Gian Giacomo di Anckastrom), Anna Maria Chiuri (Ulrica), Giuliana Gianfaldoni, (al debutto nel ruolo di Oscar e per la prima volta al Teatro Regio e al Festival Verdi), Fabio Previati (Cristiano), Fabrizio Beggi (Ribbing, per la prima volta al Teatro Regio e al Festival Verdi), Carlo Cigni (Dehorn), Cristiano Olivieri (Ministro di Giustizia), Federico Veltri (Un servo del Conte, già allievo dell’Accademia Verdiana, per la prima volta al Teatro Regio e al Festival Verdi).

“Cosa resta per il re che ha tutto? – scrive Graham Vick – Piaceri proibiti? Rischio? Rivoluzione? Oppure castrare l’establishment per conquistare l’amore del popolo?… del suo paggio? della moglie del suo migliore amico? Lo stile di vita revisionista dello svedese Gustavo III gli ha procurato molti amici e molti nemici, mentre lui stesso corteggiava il pericolo con tutto l’autodistruttivo fulgore di un artista la cui più grande creazione sarà la sua stessa morte”. “Quando ho tradotto queste note per Graham – scrive Jacopo Spirei – mai mi sarei aspettato quello che è successo, le parole scritte per il suo Ballo hanno un suono oggi molto particolare. Queste dovrebbero essere delle note di regia, sono invece le note di un progetto che è conversazione, quella fra Graham e me: ne sono stato assistente a lungo, abbiamo condiviso un percorso molto lungo assieme, ho imparato da lui un mestiere, ma soprattutto ci siamo incontrati, ci intendevamo anche senza parlarci, abbiamo iniziato a confrontarci più di vent’anni fa e non abbiamo mai smesso. Oggi mi trovo qui a Parma a scrivere di uno spettacolo che era suo ed invece è diventato mio. Quello che vedrete è il risultato della nostra, per così dire, ultima collaborazione, ho raccolto il progetto dove lui lo ha lasciato e l’ho portato in fondo. È uno spettacolo di Vick? No. È uno spettacolo di Spirei? Nemmeno. Questo è un gioco del destino, uno scherzo o una follia, è la prova di due artisti che, come Re Gustavo, non hanno mai temuto il pericolo, il mettersi in prima linea per cambiare il mondo che ci sta intorno; uniti nella certezza che il teatro e soprattutto il teatro d’opera sia strumento di cambiamento individuale e sociale.

È no spettacolo che parla di limiti, di valicare i confini per spingersi oltre; “con lacere vele e l’alma in tempesta, i solchi so frangere dell’onda funesta: l’Averno ed il cielo irati sfidar.” dice Gustavo travestito nell’antro di Ulrica; si parla di mascheramenti di travestimenti, di come niente sia come appare, parla di noi, delle nostre debolezze, delle nostre fragilità.

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